Icone di Cristo
ICONA DI GESU' AGNELLO - PASTORE
Dono della comunità pastorale di Castellanza all'Arcivescovo di Milano Mario Delpini, è tratta dal ciclo pittorico dell’area battesimale della chiesa della Santa Famiglia di Nazareth di Perugia, dipinto dai maestri iconografi Laura Renzi e Giovanni Raffa.
Attraverso il linguaggio pittorico possiamo contemplare con gli occhi il Vangelo della misericordia.
Innanzitutto la parabola del buon pastore (Gv 10, 1-6). Gesù è il Pastore: nel brano evangelico il rapporto tra pastore e pecore è definito da tre verbi: "conoscere", "ascoltare", "seguire". Ogni buon pastore conosce, una per una le sue pecore. “Conoscere” nel linguaggio biblico significa stabilire un rapporto di comunione, un'intimità all'insegna dell'amore. Gesù è Pastore che guida e custodisce le sue pecore.
Gesù è l’Agnello che si è immolato per le sue pecore. Si identifica con loro, condivide la vita del gregge non dal di fuori, ma dall’interno della condizione umana di debolezza e di prova: lui stesso l’ha condivisa fino in fondo, fino alla morte di croce facendone scaturire una possibilità di vita piena ed eterna. Come dice la Scrittura: “L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita e Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi”. (Ap 7,17). L’Agnello è diventato Pastore ed è Pastore proprio perché Agnello! E non è un pastore despota, ma un pastore che ha dato la vita, è l’Agnello immolato e risorto, che guida e conduce le pecore.
L’icona riporta il titolo “Inveni ovem meam quae perierat” tratto dalla pericope di Luca 15,4-6: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta”.
A tutti l’augurio di "conoscere", "ascoltare" e "seguire" il vero Pastore ed Agnello.